Cos’è l’obsolescenza programmata

Cosa si intende con i termini: obsolescenza programmata? Cosa ha a che fare questa con marchi noti e famosi? E in generale con l’economia? Un approfondimento sulla tematica.

Obsolescenza programmata – pianificata

Questi termini sono generalmente impiegati nel campo dell’economia industriale e riguardano una precisa e determinata strategia che definisce il ciclo di un prodotto.

Obsolescenza indica come parola un invecchiamento, viene impiegata non solo nel campo dell’economia ma la parola in se è piuttosto in disuso.

Programmata invece indica un sistema di regole che hanno delle date specifiche alle quali far riferimento.

Pianificata è un termine che riguarda una programmazione o pianificazione e in tal senso si può considerare un sinonimo del termine programmata.

L’obsolescenza programmata si traduce in una limitazione della durata di un dispositivo, che viene pianificata e prefissata da coloro che creano e mettono sul mercato tale dispositivo.

Il prodotto che subisce questa obsolescenza (invecchiamento deciso preventivamente), diventa in questa maniera inservibile dopo un determinato periodo, altrimenti può diventare obsoleto agli occhi del consumatore quando paragonato a nuovi modelli dello stesso marchio che risultano maggiormente moderni, benché siano relativamente o affatto migliori dal punto di vista delle loro funzioni.

Marketing & Obsolescenza programmata

La domanda dopo la definizione fornita è la seguente: come combattere l’obsolescenza programmata?

La prima regola che viene in mente in maniera razionale e guardinga, è quella di fare attenzione alla pubblicità. Il marketing stesso si avvale di specifiche strategie per poter conquistare fette di mercato alcune hanno principi etici, altri ne hanno meno e il caso vuole che l’obsolescenza controllata veicolata dalla pubblicità e dalla viralità di quest’ultima possa non essere una strategia del tutto etica.

Molto spesso infatti, l’unico accorgimento che viene scelto dalle campagne pubblicitarie, al fine di rendere obsoleto un prodotto prima del tempo è quello di veicolare messaggi che inducano a percepire un prodotto come vecchio (obsoleto) anche se effettivamente questo prodotto può non esserlo affatto.

Si può parlare di induzione e manipolazione.

Sul tema dell’invecchiamento programmato a tavolino come strategia di marketing spesso si leggono i seguenti ambiti, strumenti-oggetti e marchi:

  • obsolescenza programmata della Samsung
  • obsolescenza programmata delle automobili
  • obsolescenza programmata di elettrodomestici
  • obsolescenza programmata di TV
  • obsolescenza programmata Apple
  • obsolescenza programmata Windows

Trattandosi di una strategia atta a far acquistare al cliente i prodotti usciti sul mercato recentemente, si comprende che tale strategia possa riguardare non solo il mondo degli smartphone, anche se in quest’ultimo è forse per alcuni maggiormente evidente tale strategia, ma tutti quelli che attengono ad un marchio e alle nuove produzioni dello stesso.

La Nascita della definizione: Obsolescenza Pianificata

I due termini: obsolescenza pianificata sono comparsi la prima volta nel 1932, anno nel quale un mediatore immobiliare di nome Bernard London propose di imporre alle imprese per legge la strategia dalla quale viene tratto anche il termine, nelle motivazioni del London vi era l’idea di risollevare i consumi negli Stati Uniti durante la grande depressione.

Sviluppo del concetto nella Storia Economica

Il concetto come visto e detto, non sempre è realistico, un prodotto può effettivamente avere una durata specifica, essere programmato andando ad ipotizzare un periodo di durata che corrisponda effettivamente alla realtà o che ci si avvicini. Ma può anche in economia essere applicato a fini di vendita, al di là della verità su resistenza e logoramento del prodotto stesso. Infatti negli anni trenta, coloro che effettuavano ricerche per l’azienda DuPont crearono un nuovo materiale oggi diffusissimo, il nylon, ovvero la fibra sintetica che ha una resistenza maggiore rispetto a materiali precedenti ad esso.

Il nylon trovò impiego nel mercato delle calze da donna, visto che i modelli precedenti alla nascita di questo materiale si smagliavano molto più facilmente, ma il marchio DuPont affidò ai propri tecnici il compito di indebolire la fibra che avevano creato altrimenti per il fine di ottenere maggiori entrate, il nylon sarebbe stato per la sua consistenza un pericolo.

Successivamente il designer americano Brooks Stevens reinterpretò il concetto di obsolescenza pianificata fornendogli una diversa definizione:

Instillare nell’acquirente il desiderio di comprare qualcosa di appena un po’ più nuovo e un po’ prima di quanto sia necessario.

Oggi vediamo il concetto espresso da Stevens negli acquisti compulsivi degli ultimi gadget relativi al comparto della tecnologia Mobile, quindi la dispercezione sulla quale si basava e nasceva (sviluppandosi) il concetto di Obsolescenza Programmata a tutt’oggi risulta efficace per le aziende.

L’idea di Stevens era di elaborare prodotti sempre nuovi che impiegassero le tecnologie moderne e dessero vita a nuovi gusti e necessità indotte.

Stevens ha comunque dichiarato in maniera costante di non considerare l’obsolescenza programmata come una produzione di rifiuti fatta e agita in modo sistematico, piuttosto supponeva che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove potevano venir acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore.

Cosa che nella realtà avviene anche oggi, sempre prendendo ad esempio gli smartphone questa dinamica effettivamente si palesa in modo costante nel tempo.